Quasi vent'anni fa, affascinati dal comfort delle nuove tecnologie web, abbiamo spostato tutti i nostri servizi di posta su Google migrando tutti i nostri amici e clienti che, avendo richiesto ed ottenuto una propria email personale @bastard.it, desideravano partecipare all'iniziativa. Gmail era ancora in versione public beta — lo sarebbe stato per ancora un paio d'anni — e Google ne promuoveva l'adozione fornendo infrastruttura e supporto gratuito e illimitato ad alcuni suoi clienti tra cui Those Lazy Italians @ bastard.
Iper-dipendenza e un singolo punto di fallimento
Oggi Google è quello che viene definito un hyperscaler globale e conta un numero di account registrati pari quasi a 1/3 dell'intera popolazione mondiale. I servizi sono offerti a dozzine e vanno ben oltre la posta e il calendario che ci hanno fatto migrare in prima battuta. Sono tutti interconessi e poggiano su di un unico account Google dell'utente. Il lock-in è potentissimo, i costi sono alti e la concentrazione è tale che un downtime globale dei suoi datacenter, anche di poche ore, avrebbe conseguenze economiche e sociali devastanti, rivelando la fragilità di un web costruito su pochissimi pilastri.
Squarciare il velo
Noi usciamo. Un po' perchè siamo sognatori e abituati da sempre a farci le cose da noi e non solo i vestiti, e un po' perchè pensiamo che dall'altra parte esista ancora un universo fatto di persone, macchine e nodi interconnessi, su cui ri-costruire una rete basata sui protocolli fondamentali e non solo sui servizi e sui social centralizzati, aperta, libera e perché no, magari anche distribuita.
Tornare alla rete, con nuovi strumenti
E quindi? Sorridiamo ancora.
A partire da gennaio 2026 tutti i nostri servizi di posta saranno gestiti in proprio. Alla vecchia maniera, ma con gli stack tecnologici open-source di oggi e i protocolli di sempre.
Se hai un indirizzo @bastard.it e vuoi informazioni sulla migrazione, scrivici a postmaster@bastard.it
Ci si vede in giro!
#deGoogle #selfhosting #DIY